Emma Dante

Emma Dante
"Ava essere surdu Dio e orbu, p'un trasiri nu me focu granni! Mi senti? Sugnu sulu! Ma sulu pibbieru!"

domenica 1 marzo 2009

Il mondo senza tempo di Emma



Non so se siete mai stati al museo Marmottan a Parigi. Posizionato in un luogo lontano dalle luci della ribalta, questo piccolo gioiello - contiene la piu' importante collezione al mondo dei lavori di Claude Monet - e' la porta d'accesso al mondo dell'impressione. E' solo li', in quello spazio di luce e quiete, che, tutto ad un tratto, il colore attorno il visitatore prende forma, rivelando il Pont Japonais con le sue Nynpheas riscaldate da un tiepido Soleil Levant.
Li' quelle pennellate, che all'occhio distratto, schematico e razionale appaiono insignificanti e banali strascichi di un pennello troppo carico, si fondono e si scoprono parte del tutto, dando vita a quel vortice di emozioni e sensazioni che conferiscono ad ogni lavoro la dignita' di opera d'arte.
Questa stessa e' l'esperienza che vive colui che prova ad immergersi nella vita de "le Pulle", il nuovo spettacolo di Emma Dante, che ha debuttato al Teatro Mercadante di Napoli ed ora si accinge a girare per l'Europa.
Come il Pont Japonais si svela solo a chi, libero da ogni pregiudizio, si ferma a "
guardare", le Pulle si confessano a chi e' disposto ad ascoltare, col cuore in mano.
C'e' molta vita sul palco, la vita quella vera, fatta di forti tensioni ed emozioni, ma pure di ripetitivita', di ossessione, di paura e sconcerto. Ci sono i sogni dell'uomo, gli incubi, le nevrosi e le manie. E poi c'e' anche la musica che, dentro e fuori l'uomo, dirige il tempo ed i gesti.
Come per le pennellate delle Nympheas, nel "le Pulle", ogni suono, ogni gesto, ogni colore perde la propria individualita' per fondersi nel tutto e diventare parte indispensabile di questo imponente affresco che, ancora una volta, la nostra Emma dipinge, lasciandoci a bocca aperta, con una sincera commozione interiore.
Scriveva Tennessee Williams nella prefazione a La Rosa Tatuata: "...i testi teatrali nella tradizione tragica ci offrono una visione di certi valori morali in giustapposizione violenta. Poiche' non partecipiamo, se non come spettatori, noi possiamo contemplarli con chiarezza, entro i limiti del nostro equipaggiamento emozionale. Queste persone sul palcoscenico non ci rimandano i nostri sguardi. Noi non abbiamo da rispondere alle loro domande ne' diamo alcun segno di essere in loro compagnia, ne' dobbiamo competere con le loro virtu' ne' resistere alle loro offese. Tutto a un tratto, per questa ragione, siamo in grado di
vederle." (S.L.)